Dopo decenni di sovrastrutture beauty, si ritorna al “less is more”. Formule sempre più naturali, trasparenza sull’origine degli ingredienti e performance competitive con la cosmetica convenzionale. Se il trend del biologico è partito dalla tavola, negli ultimi cinque anni la cosmesi ha subito un’onda d’urto considerevole. «Mentre nutrigenetica e nutrigenomica studiano il dialogo tra molecole del cibo e DNA alla ricerca dei legami con lo stato di salute dell’organismo, in un settore parallelo e non troppo distante cosmeceutica e fitoceutica sostengono la stessa correlazione fra ingredienti naturali, pelle e capelli, gli strati più superficiali» spiega la dottoressa Corinna Rigoni, presidente dell’Associazione donne dermatologhe Italia.
Grandi supporter della ricerca sono le giovani di tutto il mondo, le “millennials”, quella fascia di popolazione femminile che va dai 18 ai 35 anni: più del 60% – qualcosa come un miliardo e mezzo di giovani donne al mondo – sa perfettamente quali ingredienti evitare nella beauty routine e pretende il naturale ad alte performance soprattutto nello skincare, a cui ricorre molto più precocemente delle madri. Le americane sono le più intransigenti: 6 su 10 comprano solo etichette completamente naturali (a Los Angeles, per esempio, i reparti di ecocosmesi dei supermercati “in” come il Whole Foods Market sono presi d’assalto). Le orientali, su tutte le coreane, le vere maestre: la loro tradizione di skincare lunga millenni si è tradotta in una consapevolezza up to date -soprannominata, non a caso, fattore K – nella scelta del green. Sempre l’Est, con la 20esima edizione di Cosmoprof Asia appena conclusa a Hong Kong, conferma il verdetto: il segmento dell’anno che verrà è il Natural &Organic.
Si parla già di futuro: le prossime frontiere sono la conservazione dei cosmetici attraverso i processi di fermentazione vegetale, il “super food beauty”, cioè l’arte di trasformare il cibo in formule sempre più biomimetiche e il “waterless” la sperimentazione di formule a risparmio d’acqua). In Italia, invece, siamo a poco più degli inizi: solo un’italiana su quattro sceglie cosmetici naturali, solo terzo fra i criteri d’acquisto dopo prezzo e certificazioni, svela il Beauty Report 2015 di Cosmetica Italia durante Expo. C’è però un settore parallelo in cui il nostro Paese dà già lezioni al mondo: le spa. Sono migliaia infatti le strutture dedicate che, da Nord a Sud, offrono una carta di trattamenti con ingredienti autoctoni 100% naturali e a km zero di qualità imbattibile. Dalle mele e le uve di Trentino Alto Adige (termemerano.it) e Piemonte (relaissanmaurizio.it) all’olio, alle erbe officinali e ai fanghi termali toscani (villacora.it; fonteverdespa.com). Dai tartufi umbri (borgobrufa.it, parkhotelaicappuccini. it) alle mandorle e agli agrumi del Sud (borgoegnazia.it).
Certo, a volte l’estetica del packaging “eco” lascia a desiderare. Meno glamorous, più essenziale di quello dei cosmetici deluxe. «“Non profuma, non è bella”. Le prime critiche rivolte a una formulazione cosiddetta green nascono quasi sempre da una valutazione di tipo estetico» dice infatti Raffaella Gregoris, mente delle formule “100% attive e pure” del brand italiano Bakel. Nella scelta della cosmesi le donne tendono a volere tutto subito e stancarsi presto. Senza accorgersi che, ciò che manca, è in realtà la forza della scelta. Tolta l’estetica (chimica), resta la sostanza. Per giunta sempre più piacevole. «Molti ingredienti totalmente inutili sono inseriti nelle formulazioni per tre ragioni: danno texture particolarmente piacevoli al tatto e alla vista, sono molto economici e agevolano enormemente il percorso di formulazione e conservazione di un cosmetico», continua. Ogni giorno la pelle è esposta a circa 200 ingredienti chimici, di cui ben il 60% riesce a oltrepassare le barriere. Totale di scorie chimiche all’anno: 2 chili. Se tanto si cura la qualità del cibo, lo stesso non si può dire riguardo ciò che viene assorbito dall’organismo per altre vie, l’epidermide in primis.
Il credo della rivoluzione green? La rinuncia alla triade petrolchimica, siliconi e conservanti a favore di formule il più possibile attive e naturali garantirebbe un’azione sinergica con i processi biologici, rompendo così un circolo vizioso fatto di ingredienti che, sotto mentite spoglie, alterano o aggravano i processi di invecchiamento, ossidazione, sensibilizzazione e allergizzazione della pelle. La sfida è aperta.
Fonte: iodonna.it