Cosmetici, meglio chimici o naturali? La risposta non è affatto scontata. Leggere l’intervista per imparare e , talora, ricredersi

Cosmetici, meglio chimici o naturali? La risposta non è affatto scontata. Leggere l’intervista per imparare e , talora, ricredersi

Naturali, biologici, alle erbe. Purché siano green. Impazza sul web e nei negozi di benessere l’ultima moda in fatto di cosmetici: quella di preferire prodotti che contengano, almeno all’apparenza, meno chimica possibile. La dice lunga il fatto che nel 2014, anno in cui il settore della cosmetica ha registrato una flessione delle vendite dell’1,4%, il canale bio ed erboristeria ha chiuso con un +2,4%, ancora più evidente se paragonato al calo dell’1,9% delle vendite nei supermercati e al -2,5% registrato nelle profumerie. Usare prodotti “naturali” (o pseudo tali) fa sentire in pace con l’ambiente, e soprattutto con se stessi, dando l’impressione di usare un prodotto più “sano”. Ma è sempre così? Usare cosmetici naturali è davvero meglio e più sicuro? Bio pregi e difetti svelati in un’intervista a Giulia Penazzi, cosmetologa e autrice di testi sull’argomento, tra gli altri“Cosmetici naturali fai-da-te”.

Prendiamo i cosmetici biologici: “Hanno la massima concentrazione di ingredienti vegetali di origine biologica, e questi sono minimamente purificati, stabilizzati chimicamente, decolorati o deodorati”, spiegaGiulia Penazzi. L’assenza di conservanti chimici e stabilizzanti rende i cosmetici naturali più delicati rispetto a quelli “chimici”, e maggiormente soggetti a degradazioni. Quando ci troviamo di fronte a un prodotto di questo tipo, insomma, abbiamo un cosmetico che “scade” prima ed è meno resistente, e dobbiamo tenerne conto, onde evitare di andare incontro a spiacevoli sorprese. Ma non è questo il tema che appassiona ultimamente chi acquista cosmetici. A preoccupare, piuttosto, sembra la presenza o meno di certe sostanze considerate problematiche. “Tra i consumatori si è sviluppata una sorta di chemofobia, spesso senza fondamenti, che ha fatto sorgere allarmismi ingiustificati su questo o quel componente chimico”, dice Penazzi. Questa sorta di mania collettiva si traduce nell’abitudine di leggere le etichette dei cosmetici, e in particolare l’Inci, l’elenco degli ingredienti, rivolgendosi poi al web per capire cosa rappresentano i nomi che compongono l’elenco. “Ma la rete”, dice l’esperta, “pullula di siti e blog dove  si sparano definizioni che non hanno alcun fondamento. Il risultato – continua la cosmetologa, – è che vengono così demonizzate senza ragione sostanze utilizzate da anni e ammesse dalla Legge”.  “Molte aziende hanno anche cavalcato questa tendenza, inserendo sulle confezioni dei loro prodotti claim che pubblicizzavano l’assenza di questa o quella sostanza, come se fosse un valore aggiunto. Ma a onor del vero dobbiamo ricordare – aggiunge Penazzi – che tutti gli ingredienti presenti dei cosmetici, a determinate concentrazioni, definite per Legge per quelli più problematici, sono considerati sicuri. Tanto che sulla questione è anche intervenuta la Commissione europea, che nel nuovo regolamento sui cosmetici sta ponendo dei limiti a questo tipo di pubblicità distorta“.Per valutare la tossicità di un agente, va considerata non solo la presenza ma anche la sua concentrazione. “È lo stesso ragionamento per cui nessuno si sognerebbe di avere paura di bere un bicchiere di vino a pasto, pur sapendo che l’alcol etilico, in certi dosaggi ha effetti cancerogeni sui ratti”.Ciascun ingrediente, inoltre, ha un’azione e una portata diversa a seconda della sua concentrazione e della formulazione, e dell’uso che del prodotto finale viene fatto.

Un esempio su tutti è quello del Sodiumlaurethsulfate, un tensioattivo presente nei detergenti liquidi e demonizzato dal web con l’accusa di essere particolarmente aggressivo. “Questo agente solubilizza il grasso portandolo via, e, da solo, è irritante per la pelle. Proprio per questo, però, viene utilizzato nelle formulazioni in associazione con altri tensioattivi più delicati, che per effetto di una reazione chimica ne riducono il potere irritante. La sua presenza in etichetta, quindi, non vuol dire nulla se non si sa interpretare tutto il resto. Oltretutto – prosegue la Penazzi – troviamo questa sostanza e altri tensioattivi in quasi tutti i prodotti detergenti, ma in percentuali assai diverse a seconda che si tratti di uno shampoo, un bagnoschiuma o un detergente intimo”.

Anche le paraffine sono tra gli ingredienti considerati nocivi.  “Sono derivati del petrolio”, dice la Penazzi. In molti siti web c’è scritto di evitare tutti i prodotti che li contengono, perché formano un film occlusivo sulla pelle impedendone la traspirazione. Ma non è sempre vero. Le paraffine non le vorrei in una crema per il viso o per idratare la pelle di un bambino, ma sono un ottimo ingrediente per quelle per le mani: quel film le protegge dal freddo evitando screpolature e spaccature”. Infine i siliconi, messi sotto accusa perché seccano la pelle. La cosmetologa spiega: “Dal punto di vista dermatologico, sebbene completamente di sintesi, tali sostanze mostrano un ottimo profilo tossicologico. Non sono eco-friendly, quindi l’uso va ridotto al minimo indispensabile. Hanno però un effetto barriera molto utile in alcune situazioni, come nel caso delle allergie, perché inglobano i pigmenti e ne riducono la migrazione. In questo modo danno la possibilità di utilizzare prodotti come gli ombretti anche alle persone allergiche”.

Un discorso a parte va fatto per i prodotti per la prima infanzia. “Devono essere più sicuri dal punto di vista tossicologico, e più affini alla pelle”, dice la Penazzi. “Ciò non vuol dire che debbano essere vegetali a tutti i costi, ma che debbano avere la massima tollerabilità”. In questo caso la cosmetica “del senza”, ha una sua logica. “Dovendo scegliere prodotti per l’infanzia, eviterei quelli con alcuni conservanti, come i cessori di formaldeide, gli isotiazolinoni, i parabeni, i clorurati, i vari Tea, Mea, Dea”. Un’altra categoria sensibile sono gli allergici. “Per loro  – suggerisce la cosmetologa – vanno rigorosamente acquistati prodotti dermatologicamente testati, senza profumi, senza essenze vegetali, e con meno ingredienti possibile

Resta la domanda: meglio la chimica o i prodotti naturali? “A parte le preferenze di ciascuno di noi, ci sono prodotti che nella versione naturale danno il massimo delle prestazioni, altri che hanno ingredienti di sintesi insostituibili. Per idratare la pelle del corpo non c’è niente di meglio di un olio biologico al 100%, ma come crema viso anti-age opterei per prodotti che contengono principi attivi di ultima generazione. E per scegliere – conclude l’esperta – mi affiderei in ogni caso al consiglio di persone formate ed esperte”.

Fonte: regione.emilia-romagna.it/

 

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