La Federazione degli EAU è composta da sette Emirati: Abu Dhabi, Dubai, Sharjah, Ras al-Khaima, Fujaira, Umm al-Qaywayn e Ajman, per una popolazione totale di oltre 8,3 milioni di abitanti che,in maggioranza, risiede in agglomerati urbani. Secondo i dati 2014 di Unioncamere Lombardia le donne erano il 22,4% della forza lavoro totale, con il 66% degli impieghi governativi, il 30% dei quali con cariche decisionali. Gli Emirati Arabi Uniti sono il principale sbocco dei prodotti italiani nel mondo arabo e nel 2013 si trovavano al quarto posto tra le principali destinazioni per l’export di cosmetici italiani verso Paesi extraUe, dopo Stati Uniti, Russia e Hong Kong, con un incremento del 33% rispetto al 2012.
Normativa doganale
I cosmetici non sono soggetti a particolari restrizioni doganali: non occorrono licenze di importazione, né certificazioni di prodotto. Gli EAU fanno parte del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) insieme ad Arabia Saudita, Kuwait, Bahrain, Qatar ed Oman; il GCC prevede una tariffa doganale esterna unica, pari al 5% e non si applicano altri oneri fiscali (IVA, etc), mentre le importazioni dai Paesi del GCC sono esenti da dazio. Dal 2011 gli EAU hanno anche aderito alla Convenzione ATA (Admission Temporaire – Temporary Admission ): il Carnet ATA è limitato alle merci destinate a mostre, fiere, meeting o ad eventi simili. Gli eventuali imballaggi in legno utilizzati per la spedizione delle merci devono essere sani, trattati e timbrati in conformità alla norma fitosanitaria internazionale ISPM15. L’etichettatura con le informazioni sul prodotto (marchio commerciale, importatore/distributore,origine, ingredienti, durata, etc) va fatta in lingua araba. Nel caso in cui i prodotti siano certificati Halal, occorre apporre in etichetta anche il simbolo di detta certificazione. È obbligatorio apporre il Made in anche sugli imballaggi esterni, in maniera inamovibile, chiara e leggibile. Le informazioni sull’origine della merce devono essere coerenti con quelle indicate nei documenti commerciali. L’imballaggio deve essere a prova di manipolazione, e resistente all’acqua e alle temperature estreme in quanto la merce viene spesso stoccata all’aperto nella fase dello sdoganamento. Documenti per l’esportazione da allegare in originale: fattura commerciale, packing list, documento di spedizione, certificato di origine, certificato di analisi, certificato CITES, certificato Halal. La fattura commerciale e tutti i certificati allegati alla merce esportata devono essere legalizzati, per disposizione delle autorità emiratine, presso gli Uffici Consolari dell’Ambasciata in Roma. Prima di poter procedere con la legalizzazione i documenti devono essere: – vidimati dalla Camera di commercio Italiana territorialmente competente – vidimati dalla Camera di Commercio Italo Araba, a Roma o Milano (per info http://www.cameraitaloaraba.org/pg/vidimazione_12).
La Fattura commerciale, in inglese o in lingua araba, deve riportare: nome e indirizzo del venditore, del destinatario, dell’acquirente se diverso dal destinatario; numero, data e luogo emissione del documento, paese di origine delle merci, quantità e descrizione della merce, con indicazione della voce doganale, marchi, numero e tipologia imballaggi, prezzi unitari, importi totali di ogni tipologia di prodotto e il valore complessivo della merce, modalità di spedizione, con indicazione della nave / aereo , porto o aeroporto di carico e di scarico, data di partenza, termini di resa (Incoterms), modalità di pagamento, timbro e sottoscrizione dell’esportatore. La Packing list, in inglese o in lingua araba deve riportare il numero e il dettaglio dei colli, la designazione delle merci, eventuali marchi. Per gli EAU è altresì obbligatorio indicare nel packing list il codice HS. Il certificato di origine, rilasciato dalla CCIAA competente, deve avere le seguenti diciture: “We hereby declare that the mentioned merchandise is being exported to the United Arab Emirates for our own account. The goods are of pure … origin.” e “The goods are manufactured by … (name and address of the manufacturer)”. Il certificato di analisi, rilasciato da laboratorio accreditato, completo del report dei test microbiologici e chimico-fisici e indicazione del Paese di origine del prodotto, va sottoscritto dal responsabile del laboratorio. Il certificato CITES rilasciato dal Corpo Forestale dello Stato, solo nel caso in cui i prodotti esortati contengano materie prime animali o vegetali di specie protette dalla Convenzione di Washington. Il certificato Halal è facoltativo, ma fortemente raccomandato.
Fonte: UNIONCAMERE Lombardia, 2014