Quando la tecnologia si indossa, a diretto contatto con la pelle, diventa uno strumento per salvaguardare lo stato di salute della cute.

Quando la tecnologia si indossa, a diretto contatto con la pelle, diventa uno strumento per salvaguardare lo stato di salute della cute.

Ci sono app per vedere come ci starebbe indosso un vestito oppure un rossetto, e tecnologie che ci allertano quando stiamo troppo al sole oppure capaci di individuare le necessità cosmetiche della nostra pelle. My UV Patch è un cerotto elettronico, presentato all’ultimo Consumer Electronics di Las Vegas, che disturba poco più di un tatuaggio temporaneo, con uno spessore inferiore a quello di un capello, e permette di misurare l’esposizione ai raggi ultravioletti. Chi si sta rilassando al sole non ha poi che da fotografare il sensore con lo smartphone per chiedere all’app iOs o Android se è il momento di mettersi all’ombra. Sviluppato con la MC10, dovrebbe essere disponibile da luglio con il marchio La Roche-Posay (ma c’è già da oggi sull’ecommerce Larocheposay.it). Anche la maschera Mapo dialoga con il telefonino. L’idea è della startup francese Wired-Beauty: una maschera in silicone dotata di biosensori. Dopo essere stata posizionata sul viso, misura i livelli di idratazione e analizza la composizione e le caratteristiche della pelle. È sufficiente un minuto. Elabora i dati, li trasforma in consigli su prodotti e trattamenti e li invia tramite Bluetooth all’applicazione collegata. Può essere sfruttata anche per applicare una crema, grazie al calore che emana. Sul sito di crowdfunding Ki-ckstarter è stata sostenuta da più di 40 mila euro di donazioni e sarà acquistabile da giugno a 219 euro. E se persino Google qualche anno fa si è divertita a immaginarsi nel settore, brevettando un potenziale dispositivo in grado di emettere autonomamente il deodorante (quando è il caso), ModiFace punta sul software di riconoscimento facciale che, attraverso l’omonimo portale e app o con gli specchi intelligenti che vengono proposti ai negozi, simula gli effetti del trucco, dei trattamenti anti-età o dello sbiancamento dei denti. L’idea condivisa, insomma, è di tenere sotto controllo la situazione attuale e i potenziali cambiamenti con i dispositivi di cui già ci circondiamo e con quelli che stanno per diventare irrinunciabili, a partire dagli indossabili (anche) per il monitoraggio della salute che nel 2016 dovrebbero avvolgere 50,4 milioni di polsi.

Fonte:  corriere.it   di Martina Pennisi

 

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