Sono almeno 5 le convinzioni beauty errate ma così radicate che si perpetuano da generazioni, tanto che le aziende si adeguano per non deluderci

Sono almeno 5 le convinzioni beauty errate ma così radicate che si perpetuano da generazioni, tanto che le aziende si adeguano per non deluderci

Convinzioni errate, abitudini anche nocive, per noi o per l’integrità del prodotto, eppure non si cambiano. Belinda Carli, direttore dell’Institute of personal care science, Queensland, Australia, analizza le cinque credenze più difficili da superare

Una volta si credeva che la birra abbronzasse la pelle, che il dentifricio levasse i comedoni e che il deodorante andasse usato il meno possibile perché pericoloso. Credenze errate oggi in buona parte superate. Altre invece resistono negli anni, tanto da essere divenute veri e propri rompicapo per le industrie che sfornano nuovi prodotti di bellezza. Accade così che gli operatori dei laboratori preferiscono adeguarsi alle nostre abitudini (sbagliate) e fabbricare prodotti come noi crediamo sia meglio (anche se non è detto che lo sia).
“Sono convinzioni sbagliate ma così radicate che, piuttosto che provare a modificarle rischiando di non vendere i loro prodotti, le industrie si adeguano quando si preparano nuove formule e prodotti” – spiega Belinda Carli, che ha riassunto le 5 abitudini più resistenti e sbagliate e che non cambieranno mai dei consumatori, croce e delizia dei formulatori di tutto il mondo, pubblicandole su Cosmetic Design, rivista tecnica di formulazione e packaging europea.

  1. Annusiamo sempre i prodotti beauty prima di comprarli, e anche dopo
    Che aumenti il popolo degli allergici ai componenti dei profumi non conta. E neppure che sull’etichetta del cosmetico che abbiamo adocchiato sullo scafale del negozio ci sia scritto senza profumo. Una annusata si dà comunque aprendo il tubo, il barattolo o il flacone prima di scegliere. L’odore è tutto e supera perfino le altre performance. Che sia uno shampoo per capelli delicati, una crema per pelli intolleranti o qualsiasi altro prodotto dove il profumo potrebbe rivelarsi dannoso, alla ‘sniffatina’ non si resiste. E fra prodotti più o meno buoni, si preferisce quello profumato. È l’aroma a convincerci. E se non lo fa lo lasciamo al prossimo acquirente e ai moltissimi prossimi annusatori incalliti. Nel frattempo però la confezione è stata aperta.
    L’aroma deve esserci non solo al momento dell’acquisto. Anche dopo. Così, ad esempio, mentre spalmiamo un siero antirughe sul viso e ne percepiamo un odore gradevole siamo convinte che funzioni meglio di un altro inodore, anche se non sono gli aromi a spianare oggettivamente le rughe. Forse il profumo rilassa, ma non ringiovanisce.
  2. Tanta schiuma? Lava di più

La più dura a morire, questa credenza. Ha attraversato generazioni su generazioni. Cantava Giorgio Gaber “Schiuma, soffice, morbida, bianca, lieve, lieve, sembra panna, sembra neve…la schiuma è una cosa buona, come la mamma, che ti accarezza la testa quando sei triste e stanco” (Lo shampoo, 1972). Vogliamo che lo shampoo, il bagno doccia, il bagno schiuma, la saponetta e perfino il latte detergente facciano le bolle. Tante, dense e persistenti. Molta schiuma però non equivale a maggiore pulizia. In qualche caso indica perfino la presenza di troppe sostanze detergenti, spesso tensioattivi meno costosi e aggressivi. Insomma, seppure non ce ne sia bisogno le industrie non la riducono. Al contrario la aggiungono anche in prodotti che una volta non la facevano. Per esempio nei latti detergenti per il viso. Le nuove versioni, a contatto con l’acqua, producono una bella schiuma densa e cremosa, servirà davvero? Altra convinzione (errata) sulla schiuma, dicono gli esperti, è che ci aspettiamo che lo shampoo, fatto dal parrucchiere, debba fare più bolle di quello che usiamo a casa. Le bolle non sono sinonimo di migliore pulizia, cura ed efficacia. Inutile però convincerci. Meglio farci contenti.

  1. Creme dense sono migliori di quelle meno consistenti al tatto
    Basta guardarla la crema idratante nel vasetto di vetro per decidere. Oppure prelevarne una punta col dito. Oppure spalmare il balsamo sui capelli danneggiati, colorati, secchi. Ci aspettiamo prodotti densi, ricchi, perfino burrosi perché siamo convinti che maggiore viscosità indichi maggiore efficacia. Non è cosi. Tecnicamente molti ingredienti light , come umettanti, oli in acqua, latti ed emulsionanti liquidi sono equivalenti o migliori di grassi, cere e burri. Ma noi giudichiamo all’istante. Quindi le aziende tendono a produrre tutto un po’ più denso.
  2. I prodotti di bellezza che non si risciacquano valgono di più
    Un enigma complicato e irrisolvibile per le industrie: nonostante i prodotti che vanno risciacquati costino all’origine di più, siano venduti in confezioni più grandi e contengono più principi attivi rispetto a quelli che, invece, non vanno risciacquati, i consumatori pensano che i secondi siano migliori e sono pronti a pagarli di più. Invece i cosmetici senza risciacquo sono generalmente venduti in confezioni più piccole e possono contenere meno sostanze attive. Il problema? Irrisolvibile, per l’esperta.
  3. Cambiamo spesso le creme di bellezza perché le vogliamo sempre migliori
    Troppe aspettative in un vasetto di crema. L’abitudine a cambiare marche e tipi di sieri per il viso nasce dal desiderio di trovare prodotti sempre migliori. Più performanti, più liftanti, più sbiancanti eccetera. Non siamo mai soddisfatti del tutto e perciò passiamo alla concorrenza sperando abbia qualcosa di meglio. E non basta che la crema che abbiamo usato fosse soddisfacente. Siamo eterni insoddisfatti. Ma attenzione perché la tendenza di esagerare le virtù delle creme da parte delle case produttrici dipende anche da questa nostra radicata abitudine. Almeno così sostiene Carli.

Fonte: Ansa.it

 

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