Trasportate dal vento, particelle minuscole di plastica sono in grado di percorrere distanze molto vaste. Uno studio su Nature Geoscience spiega come riescono a farlo
Le microplastiche, le piccolissime particelle che si staccano dagli oggetti di plastica, sono ovunque (anche nell’intestino umano). Questi minuscoli frammenti di plastica viaggiano nell’aria. Ma qual è il loro percorso? Questa è la domanda cui ha provato a rispondere un gruppo di ricerca inglese e francese. Gli scienziati hanno mostrato che le microplastiche vengono trasportate dal vento per poi depositarsi in regioni molto distanti dalla loro origine, anche di centinaia di chilometri, come nel caso studiato.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Nature Geoscience.
Le dimensioni delle microplastiche vanno da frazioni di millimetro fino a pochi millesimi di millimetro (micrometri, appunto). Finora sono state trovate in corsi d’acqua e nel mare: in generale si stima che il 2-5% di tutta la plastica finisca negli oceani. Le microplastiche vengono trasportate dagli agenti atmosferici per arrivare alla loro destinazione, che può essere l’oceano, i fiumi o ancora, come nel caso studiato, un bacino montano incontaminato nei Pirenei francesi.
Lo studio
Ogni anno vengono prodotte milioni di tonnellate di plastica, di cui soltanto una parte viene recuperata e riutilizzata. La degradazione in micro e nanoplastiche – non visibili all’occhio umano al contrario della plastica macroscopica – è un fenomeno ampiamente studiato. Oggi gli autori, coordinati da Steve Allen e Deonie Allen, hanno studiato le tappe del tragitto compiuto dalla microplastica, dal trasporto al deposito. Gli autori hanno analizzato campioni raccolti in un remoto bacino montano dei Pirenei durante cinque mesi di lavoro nell’inverno a cavallo fra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. I campioni, sia liquidi che solidi, forniscono una prova della deposizione di tracce di microplastiche di dimensioni minori di 0,3 millimetri.
I risultati dello studio
Gli autori hanno analizzato numerosi campioni rintracciando, in tutti e cinque i mesi dell’indagine, un’elevata quantità di tracce di microplastiche, fra cui frammenti, fibre, sottili strati simili a pellicole e microparticelle simili a detriti. Insomma, la microplastica era presente in varie forme. Misurando il dato quantitativo, dall’analisi dei campioni il tasso di deposizione giornaliera era di 365 particelle di microplastica (di dimensioni uguali o minori di 0,3 millimetri) per metro quadro. Di seguito, l’immagine di una fibra di microplastica individuata dagli autori.
Lo studio mostra la presenza di questi composti anche in ambienti lontani da quelli urbani, dove le plastiche sono prodotte e utilizzate. Dall’indagine, inoltre, emerge che per questo sito un’ipotesi probabile è che questi frammenti siano arrivati lì a causa di precipitazioni piovose e nevose di microplastiche trasportate dal vento per decine di chilometri. In base alle simulazioni al computer, gli autori hanno rilevato che questi frammenti arrivano da molto lontano e potrebbero aver viaggiato per circa 100 chilometri. L’idea è che ci sia un importante collegamento fra questi parametri: precipitazioni, velocità e direzione del vento. Tuttavia questo collegamento deve essere approfondito. La ricerca suggerisce che il trasporto atmosferico potrebbe essere un importante veicolo delle microplastiche, che riescono a raggiungere aree remote e incontaminate.
Insomma: arrivano prove di un fenomeno, quello del trasporto aereo delle microplastiche, che deve ancora essere studiato. Capire come avviene può aiutare a comprendere meglio la diffusione di questi piccolissimi materiali che, oltre ad inquinare oceani e altri ambienti naturali, entrano nella catena alimentare, in moltissimi prodotti (pesci, acqua di rubinetto, sale) e possono essere ingerite dall’essere umano.
Fonte: wired.it